Storia degli ebrei in Egitto

Gli ebrei egiziani costituiscono una delle più antiche comunità ebraiche del mondo. Sebbene non esista un censimento preciso, la popolazione ebraica egiziana attuale è stata stimata nel 2004 sotto le cento persone,[1] con un calo drammatico dai 75.000-80.000 del 1922.[2] Il corpo centrale della comunità indigena consisteva principalmente di Rabbaniti e Karaiti. Dopo la loro espulsione dalla Spagna, molti ebrei Sefarditi e Karaiti iniziarono ad emigrare in Egitto e le loro quantità aumentarono notevolmente con la crescita degli scambi commerciali dopo l'apertura del canale di Suez, con altri ebrei che gradualmente si trasferivano da tutti i territori dell'Impero ottomano, dall'Italia e dalla Grecia e si stabilivano nelle principali città egiziane, costituendone poi la maggioranza. La comunità aschenazita rimase circoscritta nel quartiere di Darb al-Barabira del Cairo, iniziando ad arrivare dopo le ondate di pogrom che afflissero l'Europa nella seconda parte del XIX secolo.

Oggi la comunità è quasi estinta. Nel 2016 l'esponente della comunità ebraica egiziana Magda Tania Haroun dichiarava che in Egitto erano in vita solo 6 donne ebree, tutte oltre i 65 anni di età [3].

Ragazze ebree egiziane di Alessandria d'Egitto durante la Bat Mitzva tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60.
  1. ^ Jewish Virtual Library
  2. ^ Il censimento del 1947 fornisce un totale di 65.639 persone, forse troppo basso. Cfr. Joel Beinin,The Dispersion of Egyptian Jewry: Culture, Politics, and the Formation of a Modern Diaspora. Berkeley: University of California Press, c1998. Introduzione.(EN)
  3. ^ Egypt's Jewish community diminished to 6 women after death of Lucy Saul, su egyptindependent.com. URL consultato il 3 marzo 2017.

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